venerdì, settembre 30, 2005

La mia pizza



Questo è uno dei miei cibi coccola e la mia passione assoluta, posso mangiarla fredda di frigo, ma deve essere fatta in casa.
Difficile infatti mangiare una pizza buona soprattutto a Milano, che sia digeribile, fatta solo con acqua farina e lievito senza aggiunte strane o eccesso di sale che ci fanno alzare il mattino dopo con le borse sotto gli occhi (reni in sovraaffaticamento) e lo stomaco dolente.
Questo no vuol dire che non vado in pizzeria, ma che ho imparato a selezionarle (detesto la pizza sottile cartonata in voga ultimamente) e che spesso durante i fine settimana sforno dalle tre alle cinque pizze anche con mozzarella per i non macrobiotici ;-)

La mia ricetta per la pizza è semplicissima, ma di lunga lavorazione e soprattutto attesa, ma i risultati sono assicurati e la minima quantità di lievito la rende particolarmente digeribile.

Per la pasta:
350 gr di farina integrale
150 gr di manitoba
325 gr di acqua
3 gr di lievito di birra fresco (meno se secco)
1 cucchiaio di olio extra vergine
1 cucchiaino di sale integrale
1 cucchiaino di malto d'orzo

Condimento:
salsa di pomodoro
capperi, acciughe, pomodori secchi, olive e tutto quello che vi pare
olio
origano o basilico

La mattina impastate tutti gli ingredienti mettendo il sale alla fine, fate una palla e mettete a lievitare per un'ora in un luogo tiepido e in un recipiente unto e coperto da uno strofinaccio bagnato.
Dopo un'ora rompete la lievitazione (un bel pugno sulla palla), reimpastate velocemente e ricavate sei palline che avvolgerete in pellicola alimentare e metterete in frigo fino a sera. Con questa ricetta le palline possono essere lasciate in frigo anche fino al giorno dopo.
Due ore prima di cuocere, tirate fuori le palline, stendete la pasta e lasciatele rilievitare per un'oretta e mezza (meglio se coperte da uno strofinaccio umido).
Condite le pizze con la salsa di pomodoro (se usate la polpa in lattina lasciatela scolare un'oretta in un colapasta in modo che sia meno acquosa) e tutti gli ingredienti che vi piacciono...
Cuocete in forno già caldo a 200° per 15 minuti e servite calde.

giovedì, settembre 29, 2005

Sformato di zucca e tofu



Beh quest'anno solo zucche dolcissime e farinose. Nel fine settimana ci farò gli gnocchi...
Questo è uno sformato delicatissimo e molto veloce a farsi, adatto a far mangiare il tofu anche a chi non lo conosce o lo disprezza. L'ho servito con una salsa di funghi, ma poteva starci bene anche una riduzione al balsamico.

600 gr di zucca
250 gr di tofu
4 cucchiai di olio extravergine
1 spicchio di aglio
1 cucchiaio di rosmarino e timo
sale
pepe
sesamo

In un pentolino scaldate l'olio con lo spicchio d'aglio e le erbe per qualche minuto, poi filtratelo e tenetelo da parte. Tostate a secco un pugno di semi di sesamo e mettete da parte anche questi. Cuocete la zucca con la buccia al vapore, poi sbucciatela e mettetela in un mixer insieme al tofu e all'olio. Frullate, salate, pepate e versate in stampi individuali precedentemente oliate e cosparsi con il sesamo. Cuocete in forno caldo a 180° per 35 minuti.
Nel frattempo saltate velocemente in padella un paio di funghi porcini congelati (non userei quelli freschi son più buoni crudi in insalata...) con olio e prezzemolo e poi frullateli con un paio di cucchiai di panna di soia.
Velate un piatto con la salsa e poneteci sopra gli sformatini tiepidi.

Macroconsiglio
E' iniziato l'autunno e una bella cura disintossicante pre-inverno è consigliabile. In questo modo si possono affrontare freddo e malattie connesse con maggiore energia.
Perchè non sostituire il tofu un paio di volte a settimana alla carne o al formaggio? Ha un potenziale in proteine maggiore di qualunque alimento di origine animale, è più digeribile (a meno di allergie accertate alla soia) e contiene sostanze antitumorali.
E' però un alimento raffreddante se mangiato al naturale (salse, sughi a crudo etc), ma cuocerlo in forno o stufarlo è un ottimo sistema per inserirlo nell'alimentazione quotidiana anche con il freddo.

martedì, settembre 27, 2005

Peperoni sott'olio



Non è esattamente un cibo macrobiotico o vegano, ma è uno dei tanti modi che ho per ricordarmi l'estate e fare regali a parenti e amici per Natale.
Quest'anno ho messo sott'olio la bellezza di 5 kg di peperoni...ogni anno le richieste aumentano e finisce che poi devo intaccare le riserve personali ;-)
Dovrete scegliere i peperoni piccoli e tondi che nei mercati ancora si trovano e vengono venduti proprio per conserva. Sono praticamente impossibili da mangiare al naturale a meno che non si possiedano le papille di amianto: sono piccantissimi.
Procuratevi poi dei barattoli in vetro con le capsule nuove e sterilizzateli in acqua bollente (meglio se con un goccio di aceto).

1 kg di peperoni tondi
2 litri di olio extra-vergine
1 litro di aceto bianco
1 confezione di acciughe sott'olio
1 confezione di capperi sotto sale

Pulite i peperoni togliendo il picciolo e svuotandoli bene dei semi, poi sciacquateli velocemente sotto l'acqua.
Attenzione: fate questo lavoro con le mani protette da guanti, non toccatevi gli occhi e tenete il viso lontano dall'acquaio quando li sciacquerete in quanto verrete colpiti dai vapori piccanti tipici di questi peperoni.
Nel frattempo avrete messo a bollire l'aceto con la stessa quantità di acqua in una pentola di acciaio.
Scottate i peperoni in acqua e aceto per 1 minuto, estraeteli con una schiumarola e metteteli a asciugare per un paio di ore in uno scolapasta.
Dissalate i capperi ed eliminate l'eccesso di olio dalle acciughe.
Riempite i peperoni con capperi e acciughe: le quantità variano dalle dimensioni dei peperoni e dal gusto, a me piacciono ben imbottiti.
Poneteli nei vasi in modo che siano belli stretti, coprite d'olio e lasciate senza chiudere per qualche ora in modo che fuoriesca l'aria. Chiudeteli poi con le capsule sterilizzate e metteteli a testa in giù per qualche giorno in modo che si crei il sottovuoto.
Conservateli in luogo fresco e buio e non consumateli prima di due mesi (non oltre i quattro altrimenti il peperone di assottiglia e non è più gustoso).

lunedì, settembre 26, 2005

Il pane di banane



Non amo molto i dolci e credo si noti da fatto che compaiono di rado. A volte mi faccio tentare soprattutto per dimostrare che è possibile fare ottimi dolci senza usare burro, zucchero e uova.
Questo è un dolce ottimo per la prima colazione, si mantiene soffice a lungo e dà una discreta energia.
Per prima cosa procuratevi delle banane bio (meglio se equo-solidali) e lasciatele maturare fuori dal frigo per qualche giorno; sono perfette quelle banane marroncine che di solito nessuno vuole mangiare.
Il cremor tartaro è invece un lievito naturale reperibile in tutti i negozi bio e che non ha il saporaccio tipico del lievito chimico.
Come detto per la quiche usate solo olio di mais bio e spremuto a freddo altrimenti lasciate perdere e usate un olio di oliva leggero come quello ligure o del Garda.
Il pane di banane è un classico della cucina americana ma è un'ode ai grassi e allo zucchero (mistero perchè visto che le banane sono dolcissime per i fatti loro). La ricetta che segue è ottima senza ostruire le arterie e la devo al dr. Weil, un mito della medicina alternativa.

3 banane medie mature
1 e 1/2 tazza di farina integrale
1 cucchiaio scarso di cremor tartaro
1/2 tazza di sciroppo d'acero o di malto di mais
3 cucchiai di olio di mais
1 tazza di nocciole tostate.
1 pizzico di sale

L'impasto funziona come per i muffin, meno si mescola meglio è.
Da una parte frullate le banane con l'olio e lo sciroppo d'acero, mentre in una'altra ciotola mischiate la farina con il cremor tartaro, le nocciole tritate e il sale. Unite i due composte, mescolate solo per amalgamare e versare in uno stampo da pudding o da pane in cassetta. cuocete in forno a 180° per 40 minuti. Fate raffreddare su una gratella prima dis ervire.

Macroconsiglio
Le banane, per la macrobiotica, sono fra gli alimenti yin per eccellenza infatti sono dolci e tropicali: perfette in estate perché tendono a raffreddare il corpo. Il modo migliore di gustarle è cotte in mousse o nelle torte in modo da aggiungere una qualità yang (il forno) e così riequilibrare le energie.

venerdì, settembre 23, 2005

La quiche



Con una certa dose di sadismo questa volta Sigrid mi ha sfidato sulle quiche...è stata una mini vendetta per l'aborrito paté ;-))
Siamo di nuovo su
Peperosso. Divertitevi, a me è costato qualche elucubrazione in più visto che le quiche non fanno parte della macrobiotica, ma mi sono divertita una sacco e il risultato è piaciuto alquanto visto che la torta in questione è stata spazzolata nel giro di una cena. adesso devo solo mettere in versione macro la ricetta di Sigrid....

Zucca caramellata



Continua la serie "zucca".
Questa ricetta la devo a Trish Deseine e al suo Metti una sera a cena: i suoi libri sono fonti di ispirazione continua e meravigliosi da sfogliare, leggere e regalare.
E' perfetto come dolce leggero a fine pasto o per aperitivo, magari per bilanciare un paté di alghe ;-)

500 gr di zucca pulita
2 cucchiai di malto di riso
1 cucchiaio di sciroppo d'acero
2 cucchiai di olio di mais
1 cucchiaio di acqua
1 cucchiaino di zenzero fresco grattuggiato
1 cucchiaino di semi di cumino
1 cucchiaino di pepe rosa macinato al momento
1 pizzico di sale

In una ciotola capiente mescolate tutti gli ingredienti tranne la zucca che taglierete a quadretti di un paio di centimetri. Passate i quadretti di zucca nella miscela ottenuta in modo che ne siano impregnati bene e disponeteli su una teglia ricoperta di carta oleata. Cuocete in forno a 180° per 20 minuti. Servite i quadretti tiepidi o freddi meglio se infilati su lunghi stecchini.

mercoledì, settembre 21, 2005

La disfida continua....



Classico periodo frenetico al ritorno dalle vacanze...mi ero dimenticata che la disfida con Cavoletto continua. Peperosso la scorsa settimana ha ospitato le nostre versioni dei patè.
Io ho offerto quello di alghe: potrei mangiarne a chili, ma poi mi ritroverei più agitata di quello che già sono ;-) In ogni caso il patè d'alghe ha indubbiamente un sapore particolare e forte, ma è un ottimo sistema per introdurle nell'alimentazione quotidiana.
Per il patè preferite alghe come le hijiki, le arame e le dulse. Tutte vanno messe a bagno per almeno 20 minuti, sciacquate per bene e cotte in soia e acqua o sola acqua se preferite un sapore più blando fino a esaurimento del liquido.

lunedì, settembre 19, 2005

Vellutata di zucca



In due giorni è arrivato l'autunno...ieri mattina a Genova il termometro segnava 14° .
Dopo una settimana in Sardegna a base di sole (anche un po' di pioggia, ma lì si sopporta bene), pane guttiau e vermentino, mi è venuta una voglia matta di minestre calde ma colorate.
La zucca mi mette allegria, dolce, grossa, panciuta e solare: mi ricorda i personaggi dei libri di Roald Dahl.
La vellutata di zucca è semplicissima, tutto sta nella qualità della zucca che deve essere dolce e soda, purtroppo lo si scopre dopo averla aperta e assaggiata: se la zucca fosse acquosa aggiungete al passato una patata bollita.
Noterete negli ingredienti il dado e la panna vegetale.
Per il dado: io lo faccio in casa con il Bimby, buono, sano e dura sei/nove mesi; se non avete il Bimby fate un giretto su Coquinaria o Gennarino e troverete altre ricette. Se non avete voglia o tempo, fate in modo di utilizzare i dadi bio e privi di glutammato, ottimo quello della Rapunzel che troverete in quasi tutti i negozi bio.
Per la panna vegetale: usate solo quello biologica e ogm-free; è utile quando si vuole aggiungere materia grassa senza usare prodotti animali come nel caso di dolci, pani speciali, vellutate...

500 gr di zucca pulita
1 porro
acqua
4 cucchiai di panna vegetale
1 cucchiaino di curry
1 cucchiaio di olio extravergine
1/2 cucchiaio di dado

Tagliate a pezzi la zucca e cuocetela a vapore. Tritate il porro (compresa la parte verde) e soffriggetelo nell'olio fino aquando non è diventato croccante. Aggiungete i pezzi di zucca, fateli saltare per un paio di minuti, coprite con acqua bollente in cui avrete sciolto il dado e fate cuocere per 20 minuti. Frullate il tutto fino a ottenere un composto liscio e non troppo liquido. Versate la panna vegetale e il curry e riscaldate per qualche minuto. Servite la velutata tiepida con crostini di pane tedesco (quello acido per intenderci).

Macroconsiglio
La zucca è l'ortaggio Terra per eccellenza. Perfetta per riempirci di un'energia di tarda estate e di calore, inoltre è dolce e ideale per rilassare stomaco, pancreas (e testa) in previsione di autunno e inverno. Il suo colore e il sapore sono perfetti in giorni grigi come questi.
Se siete tesi, nervosi e digerite male provate a mangiare la zucca più spesso, aggiungetela a risotti e minestre; fatene gnocchi e pane oppure mangiatela al naturale dopo averla naturalemnte cotta a vapore (non bollitela).

venerdì, settembre 09, 2005

Zaru soba



Sto partendo per una settimana in Sardegna e il mio frigo ha di nuovo l'eco interno, quindi zaru soba e patè...per quest'ultimo collegatevi la prossima settimana a Peperosso: la disfida con il cavoletto continua ;-)
La soba è uno di quei rari casi in cui un cibo straniero mi piace molto di più degli omologhi italiani. Si tratta di una pasta di grano saraceno, che ovviamente non può essere condita con formaggio ed erbette come i pizzoccheri, ma che al contrario io potrei mangiar a chili. Questo non mi accade certo con i fagioli azuki che mangerò sì e no quattro volte all'anno e solo per motivi curativi.
La zaru soba è un classico dei ristoranti giapponesi, ma che in molti casi (ad esempio quando i cuochi sono cinesi) si riduce a un blob colloso. Meglio optare per un vero ristorante giapponese oppure impare a farsela da soli.

2 pacchetti di soba (250 gr)
1 bustina di dashi pronto
2 cucchiai di salsa di soia
1 pezzzetto di alga kombu di 5 cm
1 cucchiaio di nori in polvere (opzionale)
acqua
pasta di wasabi

Cuocere la soba in acqua bollente non salata. Scolarla e sciacquarla a lungo sotto l'acqua fredda.
A parte sciogliere in acqua calda il contenuto della busta di dashi, porre poi sul fuoco, aggiungete la kombu e la soia e fa sobbollire per 20 minuti. Far raffreddare bene.
Servire la soba cosparsa di nori con una noce di wasabi e a fianco una ciotolina in cui avrete messo il brodo di kombu, soia e dahi freddo. La soba va mangiata intingendo la pasta nella salsa in cui avrete sciolto un pochino di wasabi.

Glossario e informazioni

Soba: pasta di grano saraceno acquistabile in tutti i negozi etnici. C'è anche la variante con il te verde.
Dashi: pesce secco. Utilizzato per condire piatti di riso, di tofu o per fare un brodo leggero. Il brodo si trova già pronto sotto forma di granulato nei negozi di alimentari giapponesi o etnici (quello buono è parecchio costoso). Si può anche fare in casa facendo bollire il dashi...metterò la ricetta esatta.
Wasabi: rafano giapponese. Si può trovare già trasformato in pasta o in polvere a cui è sufficiente aggiungere acqua fredda. Di solito viene servita con il sushi.
Nori in polvere: alga giapponese di solito utilizzata per il sushi. Si trova anche in polvere nei negozi di alimentari etnici o, più raramente, di biologico ed è ottima per condire piatti di riso o di soba.

Macroconsiglio
La soba è un alimento perfetto in inverno e per chi è particolamente magro o soffre di freddo alle mani e ai piedi. Si può mangiare anche cotta in acqua e poi messa nel brodo di dashi, kombu e soia caldo. Il grano saraceno è però molto riscaldante quindi non andrebbe mangiato tutti i giorni.

giovedì, settembre 08, 2005

Fiori di zucchina ripieni



I fiori di zucca e zucchina sono una passione infantile, leggeri e spumosi fritti da mia madre in una pastella di farina e acqua minerale. Non amo i fritti e non amo l'odore che lasciano in cucina per giorni anche se la macrobiotica (stupore, vero?) li consiglia soprattutto in inverno e in casi di eccessiva magrezza. Ho così sviluppato una serie di ricette alternative, tra queste i fiori ripieni.

20 fiori di zucchina
1/2 panetto di tofu (150 gr)
8 zucchine mignon
1 cucchiaio di pinoli
1 cucchiaio di erba cipollina tagliuzzata
1/2 cucchino di curcuma
sale
1/2 cucchiaio di olio extra vergine

Staccare i fiori dalle zucchine, eliminare il pistillo e sciacquarli con acqua fredda.
Cuocere le zucchine a vapore e tostare a secco i pinoli.
Frullare il tofu, dopo averlo sgocciolato e asciugato, con le zucchine, i pinoli, la curcuma e l'erba cipollina, l'olio e un pizzico di sale in modo da ottenere un composto morbido ma non liquido. Nel caso in cui le zucchine rilasciassero troppo acqua aggiungete un cucchiaio di pane grattuggiato o di fiocchi di avena piccoli.
Riempire con il composto i fiori di zucchina, disporli su una teglia oliata e porre in forno a 180° per 15 minuti. Ottimi come antipasto.

martedì, settembre 06, 2005

Gnocchi coquinari al pesto petulante



Coquinaria è uno dei miei forum preferiti insieme a quello della Cucina Italiana. Lo leggo più che parteciparvi, le loro discussioni sono bellissime, ma soprattutto le persone che vi partecipano sono generose, piene di cuore e di conoscenze inimmaginabili. Un luogo dove "l'economia del dono" tanto citata dai guru del web funziona in modo spettacolare, dove si impara tanto e ci si ispira non poco. Il tutto grazie alla Capa, l'ineguagliabile Ross.
Questi gnocchi sono da un post di Nanninella, facili facili con l'unica modifica della farina: io ho mischiato farina integrale, bianca e farro.

500 gr di acqua
500 gr di farina (bianca, integrale e farro)
3 mazzetti di rucola
1/2 tazza di pistacchi e anacardi
1 spicchio d'aglio
sale
olio extravergine

Il trucco è nel far sì che il peso delle farine e dell'acqua sia lo stesso.
Mentre l'acqua si scalda, mischiate e setacciate le farine. Al bollore gettate la farina nella pentola tutta in una volta e mescolate con velocità ed energia. Trasferite il tutto sul piano di lavoro e cominciate a impastare stando attenti a non scottarvi. Se la pasta risultasse asciutta aggiungete acqua ma non sale che la farebbe indurire. Fate una palla, avvolgetela in uno strofinaccio umido e lasciate riposare per 30 minuti.

Nel frattempo frullate o pestate nel mortaio rucola, pistacchi, anacardi, aglio e olio fino a ottenere una salsa fluida. Occhio alla rucola che può risultare, come è accaduto a me, amarissima; assaggiate prima di frullare e, nel caso, sostituite con ortica o un mix di basilico e salvia.
A questo punto ricavate dalla pasta delle palline e fatene delle bisce da cui tagliare gli gnocchi. Passate ciascun gnocco su una forchetta o un rigagnocchi, cuoceteli in acqua bollente salata, scolandoli appena vengono a galla (non lasciateli nell'acqua altrimenti diventano durissimi) e mescolateli al pesto.

Una disfida pepata



L'intuitivo e tagliente Peperosso idea una disfida tra due mondi "creativi: la macrobiotica e la cucina del cavoletto (anche se a definir così Cenzina ci si scontra contro il muro delle parole).
Le zucchine, spesso relegate al ruolo triste di cucurbitacea da mensa, mi mettono allegria soprattutto quelle piccoline che hanno l'aria di ballerine o monachelle da romanzo ottoscentesco e quindi le ho scelte come primo argomento di tenzone.

Divertitevi con ricetta e dialogo...ce ne saranno altri!

lunedì, settembre 05, 2005

Jelly tea



Il ritorno del caldo a Milano mi ha fatto venir voglia di un dolce fresco, leggero e che mi desse la possibilità di provare una delle innumerevoli qualità di te che stazionano in dispensa.
Ho deciso quindi di usare il te nero bio-speziato della Tazo tea comprato a New york (e che mi ha deluso tanto che lo utilizzerò solo per cucinare)...e di fare un jelly utilizzando l'agar agar come addensante.
Vi consiglio di preferire un te speziato o affumicato altrimenti se ne può perdere l'aroma.

1/2 litro di acqua
1 bustina di te speziato
4 cucchiai di malto
1 cucchiaino di aga agar
1 lime

Fate bollire l'acqua, spegnete il gas e mettete in infusione la bustina per cinque minuti.
Dopo aver riacceso il gas, aggiungete l'agar agar e il malto mescolando con una frusta per altri 5 minuti.
Versate il liquido in coppette individuali e lasciate raffreddare per un paio d'ore. Il liquido si solidificherà con il raffreddamento.
Servite decorando con fettine di lime.

Macroconsiglio
L'agar agar o kanten è un'alga giapponese utilizzata per realizzare gelatine o aspic grazie al suo alto potere addensante.
Ha il vantaggio di essere totalmente vegetale, insapore, priva di elementi chimici e di calorie. Ottimo nelle diete.
L'agar ha poi un effetto yin sul corpo quindi raffreddante e dispersivo oltre a un'azione depurante e leggermente lassativa.
Si può acquistare nei negozi di biologico sotto forma di barrette, fiocchi o polvere. Io prediligo quet'ultima perchè si scioglie con più facilità e dà meno problemi di stivaggio in dispensa.

venerdì, settembre 02, 2005

Finger food: cavolfiori in salsa



Evviva sono ricomparsi i cavolfiori sui banchi del mercato!
Amo tutta la famiglia dei cavoli compresi i cavoletti e le verze...da quando poi ho sviluppato la "catena" delle salse compaiono sulla tavola con una frequenza quai giornalira soprattutto nei mesi freddi.
Questa ricetta mi consente inoltre di introdurre un ngrediente molto giapponese e molto (ma molto) macrobiotico: l'umeboshi qui in forma di acidulato.


1 cavolfiore
2 cucchiai di tahina
2 cucchiai di acqua
2 cucchiaini di acidulato di umeboshi o 1 cucchiaino di purea

Lavate e dividete il cavolfiore a cimette, poi scottatelo per quache minuto in acqua bollente oppure cuocetelo al vapore in modo che rimanga croccante.
In una ciotola mescolate tahina, acqua e acidulato fino a ottenere una salsa cremosa e abbastanza liquida. Servite come un pinzimonio. Perfetta come antipasto o come secondo se in dosi abbondanti.

Macroconsiglio
Le umeboshi sono delle prugne giapponesi messe a fermentare con sale sale marino sotto un enorme peso per anni. In Giappone ne hanno differenti qualità, un po' come le olive da noi. Sono ovviamente saltissime e hanno un gusto perticolare che non sempre piace.
Sono però un alimento magico: posseggono quantità di proteine, vitamine e sali minerali in quantità doppia rispetto alla maggior parte della frutta o verudura. Sono un ottimo alcalinizzante per il sangue e sono il rimedio per eccellenza nel caso di problemi intestinali. Sono poi un buon energizzante per i cambi di stagione e un ottimo antinausea (perfette se si soffre il mal d'auto o il mal di mare).
In Italia sono reperibili in molti supermercati di biologico sia in frutto, sia in purea (ottima da aggiugere ai cereali) sia in acidulato (da utilizzare come insaporitore per la verdura o per i cereali). Sono abbastanza costose, ma di solito non se ne consuma più di mezza prugna al giorno.
Non consiglio di comprare quelle cinesi in quanto sono meno buone e di solito sono sommerse dai conservanti, meglio spendere un pochino di più e comprare le umeboshi bio.

giovedì, settembre 01, 2005

I pomodori secchi



Agosto a Milano, tanti pomodorini nel frigo e le ferie = pomodorini secchi in vaso. Comincia la serie delle conserve...mi fa impazzire di gioia vedere i barattoli colorati in dispensa, soprattutto nelle grigie giornate invernali.
Non avendo a disposizione il sole rovente di Cenzina ho rimediato con il forno. L'ideale è farli la sera, andare a nanna e ritirarli dal forno la mattina.

1 chilo di pomodorini ciliegia
2 cucchiai di erbe fresche tritate (timo, rosmarino, erba cipollina)
sale
olio extra vergine
2 spicchi di aglio
foglie di basilico
2 cucchiai di capperi dissalati

Lavate i pomodorini, tagliateli a metà e disponeteli in una teglia con la parte tagliata posta all'insù.
Salateli leggermente, cospargeteli di erbe tritate e poneteli in forno a 90° per 6-8 ore. Fateli raffreddare per bene e invasateli in barattoli di vetro, lavati e sterilizzati, facendo degli strati con basilico, fettine di aglio, capperi e peperoncino (se piace). Capovolgete i barattoli in modo che si crei il sottovuoto. Aspettatate un mese prima di consumarli. Se non vi fidate piazzateli nel frigo ;-)

Macroconsiglio
Negli anni ho sviluppato una dipendenza da pomodori secchi...li compro, li invaso, li compro già fatti, ho provato a metterli ovunque (forse si è salvato giusto il latte di soia).
In effetti è un modo macrobioticamente accettabile di mangiare i pomodori che altrimenti sarebbero troppo yin e acidi: la lunga cottura in forno e la perdita di liquido aggiunge loro una interessante qualità yang oltre al fatto che così non se ne mangia a chili come con quelli freschi, ma ci si limita a un paio (beh, facciamo tre ;-)).