venerdì, marzo 31, 2006

Gamberi zenzero, lime e porri



Non so perché ma alcuni cibi sono da fine settimana o da domenica, forse perché posso giocare di più con il cibo, fare di alcuni momenti una sorta di pratica di gioia, ho calma e nessuna stanchezza per godermeli...pesce, pane&C sono tra questi.
I gamberi sono versatili e mi piacciono un sacco (prima o poi vi domanderete cosa non mi piace sul serio....;-D), ma li limito a un paio di volte al mese perché ricchi in sale e colesterolo e quindi molto contraenti per il corpo.
Utile è associare alle proteine animali agrumi e zenzero perché aiutano il fegato nell'elaborazione dei grassi...a volte ci si chiede come mai da sempre si mette il limone sul pesce (troppo rovina lo so ;-)) senza riflettere sul fatto che sono comportamenti quasi automatici in rapporto a una precisa richiesta del nostro corpo (grassi= trova qualcosa di acido per aiutarmi a digerire...). Io per sicurezza li ho messi tutti e due....

12 gamberi grigi belli grossi
1 porro
1 cucchiaio di olio di sesamo
1 pezzetto di zenzero di 5 cm
3 cucchiai di salsa di soia
1 lime

Pulire i gamberi togliendo loro non solo la corazza ma anche il budellino che li rende amarognoli.
Pelare, grattuggiare lo zenzero conservando il succo e spremere il lime.
saltarli per un minuto in una padella con il cucchiaio d'olio. Toglierli e metterli da parte.
Nella stessa padella aggiungere la salsa di soia e il porro affettato sottile compresa la parte verde.
Quando il porro è morbido ma non disfatto aggiungere il succo di zenzero, il succo del lime e i gamberi. Saltarli velocemente e servili caldi.

giovedì, marzo 30, 2006

Zuppa gitana



La ricetta di questa coloratissima zuppa gitana la devo a Traveler's Lunchbox, il blog di Melissa (americana trasportata in Scozia) entusiasmante per foto, ricette e fantastici viaggi a volte dietro l'angolo....
Mi piace girare per i blog altrui e rifare le loro ricette, perché altrimenti leggere blog di cucina se non per imparare qualcosa che non si sa e per viaggiare in altre culture gastronomiche???
Ho fatto qualche minima variazione macrobiotica e stagionale...no pomodori freschi, ancora troppo costosi e poco saporiti ma pomodori secchi (comunque più macrobiotici vista la loro "cottura solare") e pochi fagiolini, giusto per la scena, che qui sono ancora egiziani e non italiani..;-). Ho soprattutto diminuito il liquido e ne ho frullato una parte rendendola più "spessa" ma a me piacciono le zuppe dove rimane in piedi il cucchiaio...;-)
Ho servito la zuppa con il pane guttiau ovvero il carasau condito, che, almeno a Milano si trova facilmente...certo non è minimamente paragonabile a quello della panetteria di San Teodoro ma posso accontentarmi. Va bene anche del pane del giorno prima abbrustolito o delle gallette.
La ricetta è per 4 buone forchette.

400 gr di ceci cotti (anche in scatola)
1 grossa carota
1 grossa cipolla tritata
300 gr di zucca pulita e a pezzettoni
100 gr di fagiolini puliti e a pezzetti
2 pere medie
6 pomodori secchi
6 tazze di brodo vegetale (non di dado)
2 spicchi d'aglio
1 manciata di mandorle pelate
3 cucchiai di olio extra vergine d'oliva toscano (Cortevecchia)
1 cucchiaino di paprika dolce
4 stimmi o una bustina di zafferano
1 cucchiaio di aceto balsamico
sale
pepe macinato fresco

Pulite i fagiolini, le pere e tagliateli a pezzetti non troppo piccoli. Fate la stessa cosa con la zucca.

In una pentola con i bordi alti mettete i ceci, le carote affettate sottili e brodo vegetale tanto da coprirli a filo e portare a ebollizione. A questo punto unire la zucca, i fagiolini e le pere e fate cuocere per una ventina di minuti. Frulaltene una parte e rimettte sul fuoco.
Nel frattempo in una padella scaldate l'olio e fate brunire le mandorle e l'aglio. Togliete dalla padela scolando il più olio possibile e mettete il tutto in un blender e frullate.
Nella stessa padella (e olio) mettte le cipole tritate e i pomodori secchi tagliati a piccoli pezzi. Fate cuocere fino a quando le cipolle non saranno trasparenti aggiungendo lo zafferanno allungato con qualche cucchiaio di brodo.
Versate il contenuto della padella nella pentola dove stanno cuocendo i ceci e continuate la cottura per altri 10 minuti, aggiungendo brodo a seconda della necessità.
Unite alla zuppa il trito di aglio e mandorle e l'aceto balsamico. Aggiustate di sale e servite con il pane e una bella macinata di pepe.

martedì, marzo 28, 2006

Gnocchi e vongole



Come già detto tutti i pesci non pesci mi entusiasmano...le vongole poi sono ricche in vitamina B12 unica vitamina che spesso manca nelle diete vegane e macrobiotiche da maniaci ;-).
Un piatto di spaghetti alle vongole ogni tanto risolvono questo problema...questa volta però ero in fase impastatrice e mi sono dilettata con gli gnocchi di farro e patate.
Ho pure fatto la farina ;-D. Ho il Bimby in cucina e ha utilizzi sconosciuti quale quello di far da mulino...basta metter dentro i chicchi e frullarli in modalità Turbo qualche secondo= farina appena fatta.

1 rete di vongole veraci
1/2 bicchiere di vino bianco
1 cucchiaio di erba cipollina tritata
3 patate vecchie medie
3 cucchiai di farina di farro
un pizzico di sale
2 cucchiai di olio extra vergine

Mettete le vongole a spurgare in acqua fredda per un'oretta.
Cuocete a vapore le patate con la buccia, pelatele e schiacciatele con l'apposito attrezzo. Unite la farina a cucchiai in modo da poter valutare l'assorbimento e impastate fino a ottenere un composto sodo e compatto. Fatene dei salamini da cui ricaverete gli gnocchi. Se volete esagerare passateli sul rigagnocchi o sui rebbi della forchetta.
Fate scaldare 1 cucchaio di olio e lo spicchio d'aglio in una pentola larga, metteteci le vongole (dopo aver tolto quelle rotte o aperte), coprite con il coperchio e a fiamma alta fate aprire le vongole. Toglietele subito dalla padella, mettetele in una ciotola e filtrate il liquido che avranno buttato fuori. Togliete le vongole dai gusci conservandone qualcuno per decorazione.
Rimettete il liquido nella padella con l'olio avanzato, il vino e l'erba cipollina, fate ridurre di un quarto e aggiungete le vongole. Nel fratempo cuocete gli gnocchi in acqua bollente salta e mano a mano che affiorano metteteli nella padella delle vongole. Fate saltare il tutto e servite.

lunedì, marzo 27, 2006

Hummus di piselli



Sabato ho avuto la prova che cucino sempre con dosi da ristorante ogni qualvolta prendo me come esempio. Ho organizzato un pranzo per un'amica che si sposa tra un mese così da festeggiarla con calma...beh ci siamo allenate per il pranzo di nozze visto che siamo state a tavola dalle 13.30 alle 19.20.
Ora mi ritrovo il congelatore stracolmo nonostante abbi rifilato a tutte una bella doggy-bag ;-DD
L'hummus di piselli viene da Metti una sera a cena di Trish Deseine con qualche variazione...il colore è spettacolare così come la velocità con la quale è stato fatto sparire.
I crackers nella foto sono fatti con la ricetta per la base delle torte salate stesa sottile, ricoperta di fleur du sel e di rosmarino fresco e infornata per una decina di minuti.

300 gr di piselli surgelati
1 cucchiaio di pistacchi
1 cucchiaio di mandorle
1 cucchiaio e 1/2 di tahina
1/2 spicchio di aglio
sale
pepe rosa e nero
acqua qb

Cuocete i piselli fino a quando non saranno molto morbidi. Scolateli e frullateli in un blender in modo da ottenere una purea liscia senza il sentor di bucce (altrimenti possono essere passati nel passaverdure o nello chinois). Aggiungete gli altri ingredienti e qualche cucchiaio di acqua, frullate per bene così da avere un patè non troppo sodo. Salate e servite con un filo di olio e il pepe macinato al momento.

venerdì, marzo 24, 2006

Carote con aglio marinato



A Milano piove, è tutto grigino e fa di nuovo freddo in più da dopodomani mi ritroverò ad alzarmi con il buio per un mese (alle 6.30 sembrerà di nuovo inverno...sigh!). Si vede che l'ora legale non mi piace????
Le carote con il loro colore energetico e con la loro naturale dolcezza mi paiono la giusta soluzione.
Un piccolo esperimento agrodolce nato dalla necessità di far fuori gli ultimi spicchi di aglio marinato fatto qualche mese fa...prova che durano a lungo e che pochi si fidano a mangiarli perché non credono che preparati in questo modo l'aglio perda completamente il suo principale difetto. Ovviamente di possono omettere e sostituire magari con delle cipolline sott'aceto di buona qualità.
Per le carote scegliete quelle non troppo grandi e magari con il ciuffetto verde attaccato...

6 carote
4 spicchi di aglio marinato o cipolline
1 cucchiaio di malto
1 cucchiaino di aceto balsamico
1 cucchiaino di amido di mais
2 cucchiai di olio extra vergine di oliva leggero
sale
pepe bianco

Pulite e affettate le carote a rondelle sottili. In un wok scaldate l'olio, aggiungete l'aglio (scolato dalla marinatura e fate saltare per qualche secondo poi aggiungete le carote. Fate saltare per qualche minuto poi coprite a filo con acqua e lasciate cuocere fino a quando non saranno tenere ma non disfatte. Aggiungete il cucchaino di amido di mais fatto sciogliere in un paio di cucchiaini di acqua fredda e l'aceto balsamico. Fate addensare leggermente, salate, pepate e servite tiepide.

giovedì, marzo 23, 2006

Alla corte di Nicola Batavia e Augusto Tombolato

...ovvero quando uno chef con tanto di stella invita una macrobiotica a una cena di gala "piemontese" a base di carni e formaggi e la trasforma in un regalo gastronomico tutto per lei.
Premessa:
La Gribaudo edizioni in collaborazione con il Giornale e il Westin Palace di Mialno sta organizzando da un mesetto una serie di cene a tema con cuochi di fama internazionale e Augusto Tombolato (lo chef del Westin Palace).
Un invito di Nicola è giunto sulla mia scrivania virtuale qualche giorno fa e sono volata con
Sandrina a godermi una cena piemontese...per il menu normale, e presumo notevole dalle facce contente a fine cena, rivolgetevi al tocco di zenzero ;-)))

Sono stata coccolatissima sia da Nicola sia da Carmelo, il maitre del Birichin tanto che a fine serata avevo il cuore con le alette.
Mi sono goduta un aperitivo a base di prodotti tipici: peperoni ripieni, flan di aspargi e crema di avocado con un Erbaluce di Caluso Pas Dosè Millesimato 2002 di Cellagrande.
Al tavolo insieme alla compagnia di Sandra e di Carlo Vischi (Gribaudo ed) mi sono divertita un mondo ad ascoltare
Guido Damilano, produttore di Barolo e il signor Marchese della Gallo (quella del riso) con il quale la discussione è passata dal riso (ho qualcosa come dieci generazioni di coltivatori e mediatori risicoli nel dna..) alle donne in cucina ;-))
Nel frattempo mi sono passati fra le deliziate fauci:

Passatina di merluzzo e patate
Tempura di asparagi e radicchio
Risotto con calamaretti spillo (il riso era un Carnaroli Gran Riserva da sogno)
Gambero e scampo con cuore di carciofo riieno e verdure cotti nel Lapsang
Dolci vari tra cui una torta di nocciole de La corte di Canobbio che ricorderò a lungo

I vini hanno provocato un risveglio difficile (ho smesso di contare i bicchieri dopo il terzo cambio di vino...) ma meritano una menzione particolare:
Barbera d'Asti Monsicuro 2001 di Villa Terlina
Barolo Connubi 2001 Damilano
Moscato d'Asti Vigna Vecchia 2004 di Cà d'Gal
Barolo Chinato Damilano


E per gradire qualche scatto...Sandra e Carlo

Lo staff del Birichin con il grande Carmelo



Nicola Batavia e Augusto Tombolato

mercoledì, marzo 22, 2006

Calamari ripieni di verdure



Mi piace il pesce ma ho una predilezione per tutto quello che non ha pinne (calamari, seppie, mitili in generale). Ricchi di acidi grassi di ottima qualità, proteine e di vitamina B12 fanno un gran bene soprattutto a chi come me non mangia carne, latticini e uova. Inoltre mi salvano anche la vita sociale...se non mangiassi il pesce il mio post sui ristoranti sarebbe stato molto più breve...;-))
Questa ricetta (modificata ovviamente ;-))) viene da un corso di cucina di pesce seguito nei mesi scorsi dove mi sono divertita a sgozzare e sventrare bestiole di tutti i generi...ho dovuto persino assistere all'esecuzione di un astice vivo (e lì devo dire che un piccolo conatino/singhiozzo l'ho avuto....).

4 calamari medi
2 carote
1 porro
5 foglie di radicchio trevigiano precoce
1/2 bicchiere di vino bianco secco
2 cucchiai di olio extra vergine d'oliva
1 cucchiaio di salsa di soia

Pulite i calamari e tritate non troppo fini i tentacoli e le alette.
Tagliate a julienne tutte le verdure e fatele stufare in una padella in cui avrete messo 1 cucchiaio di olio, 2 cucchiai di acqua e la salsa di soia. Una volta morbide, togliete dal fuoco e aggiungete i tentacoli e le alette tritate. Salate, riempite con questo composto i calamari e metteli nella medesima padella delle verdure. Cuoceteli a fiamma alta per i due o tre minuti rigirandoli, poi sfumate con il vino bianco e lasciate cuocere coperto fino a quando i calamari non saranno morbidi.

martedì, marzo 21, 2006

Le 10 cose che non vorrei/vorrei o farei in un ristorante



Via Sandrina da un'idea di Lorenzo ecco il mio decalogo da ristorante...che per una macrobiotica petulante in un paese di ristoratori carnivori, formaggiosi e a volte presuntuosi è come rigirare il coltello in una ferita aperta. Farò quindi onore al mio nome ;-D

1. vorrei un ristoratore che non andasse in panico di fronte a chi non mangia carne o latticini (certo non lo pretendo alla casa della bistecca o nella baita del bagoss ;-))...soprattutto che sapesse che panna e burro sono dei latticini così come il prosciutto o il brodo di pollo fan parte delle carni. Prevedere un paio di piatti che non li contengano non dovrebbe esser complicato io ci riesco tutti i santi giorni: che si facciano un un giretto negli usa o a Londra per imparare

2. vorrei menu che non sembrino romanzi e cuochi che non si dilettino di metafore mentre li compilano e non costringano me a una lettura critica

3. vorrei maitre/somellier che sappiano raccontarmi il piatto o il vino, magari il sapore o il profumo senza correre in cucina a chiederlo allo chef e che non partano dal principio che il cliente non capisce un piffero

4. non vorrei un ristorante i cui colori o luce mi rendano difficile capire cosa sto mangiando

5. vorrei la doggy - bag....non sarà elegante portarsi a casa gli avanzi ma a me disturba l'idea di buttar via il cibo o il vino

6. non vorrei discutere con il cameriere o il maitre quando rimando indietro un piatto (capita di rado ma sentirsi dire che le patate van mangiate crude perché così ha deciso lo chef mi pare una stupidaggine)


7. vorrei la carta degli oli e quella degli aceti: non solo ti danno oli discutibili, ma quando parlano di aceto balsamico io vorrei vedere la bottiglietta, ma non quella delle acque minerali...13 euro un'acqua minerale (checchè di fonte hawaina) mi pare una solenne presa per i fondelli

8. non vorrei più metter piede in ristoranti dove i camerieri non comprendono la mia lingua o l'inglese, sono mal preparati e imbarazzati/imbarazzanti perché ho la netta sensazione di sfruttamento di mano d'opera da parte del padrone del ristorante

9. vorrei un ristorante in cui il rapporto qualità/prezzo fosse corretto (in particolare a Milano)


10. vorrei che i ristoranti prestassero attenzione al pane che mettono in tavola. Il pane cattivo rovina qualunque piatto

ne avrei almeno altre 10, per fortuna Lorenzo ha dato un limite....
Passo la palla a

Piperita
Juliette
Perec

lunedì, marzo 20, 2006

Quiche di indivia, tofu e broccoli



Mi piacciono le torte salate, mi risolvono gli antipasti, le cene veloci e i pranzi in ufficio. Spesso le faccio con il sistema "svuotafrigo" ovvero quando hoi due carote, mezzo broccolo e un porro (anche un pochino depressi...) e non ho voglia di zuppa ;-))
Farle "macrobiotiche" non è semplicissimo: ho mangiato tante di quelle quiche naturali che sapevano di gamba del tavolo...questa è morbidissima. Al posto del broccolo (che però ci sta proprio bene...) potete usare le zucchine.

300 gr di farina integrale
120 gr di vino bianco secco
60 gr di olio di sesamo

150 gr di tofu
1 broccolo piccolo già cotto
1/2 cucchiaio di pinoli
1/2 spicchio di aglio
2 cucchiai di olio extravergine d'oliva
2 cespi di indivia
2 cipollotti
1 cucchiaio di malto
1 cucchiaio di aceto balsamico
sale

Impastate farina, olio e vino bianco fino a ottenere una pasta morbida, fatene una palla e mettetela in frigo per un'ora.
Lavate e tagliate per il lungo in quattro l'indivia e i cipollotti. Fateli stufare in pentola coperta con un cucchiaio di olio e un pizzico di sale. A metà cottura scoperchiate, aggiungete il malto e l'aceto e fate cuocere fino a quando le verdure non sono morbide.
In un blender frullate il tofu con il broccolo, l'aglio, i pinoli e un pizzico di sale.
Togliete la pasta da frigo e stendetela in una tortiera facendo un bordino tutto intorno. Cuocetela in bianco per una decina di minuti a 180°. Toglietela dal forno e spalmate il fondo con il paté di tofu e broccoli, poneteci sopra l'indivia e i cipollotti e rimettete in forno per altri 10/15 minuti. Servite tiepida o fredda.

venerdì, marzo 17, 2006

La pizza alta...



Tradizione da fine settimana....la pizza è la mia grande debolezza, la mangerei anche surgelata (succhiandola ;-DDD). La cosa buffa è che da sempre la mangio senza mozzarella perché mi piace proprio la pasta e credo sia una delle prime cose che ho fatto in cucina di mia iniziativa, visto che a mia madre gli impasti lievitati non piaccio molto.
Questa è la mia pizza in teglia, quella alta e morbida da panetteria...ottima anche questa da portare in ufficio o per aperitivi, brunch o wedding brunch (sarà che ne sto preparando uno per la prossima settimana???? poche amiche ma mangione!).
Non è una ricetta veloce in quanto ci sono tre lievitazioni abbastanza lunghe cosa che la rende ancora più morbida, bella alta e soprattutto consente di usare pochissimo lievito. E' una specie di poolish veloce....

300 gr di farina integrale
200 di farina manitoba
350 gr di acqua
3 gr di lievito secco (8 gr di lievito fresco)
1 cucchiaino di malto
2 cucchiai di olio extra vergine
1 cucchiaino di sale
pomodori pelati
olive, capperi, acciughe, origano o basilico

Mescolate le farine poi impastatele con acqua tiepida, olio, lievito e malto. Lavorate a lungo la pasta (almeno 15 minuti) unendo alla fine il sale, fate una palla e mettetela a lievitarecoperta in una ciotola unta per un paio di ore. Rompete la lievitazione con un bel cazzotto e lavorate di nuovo la pasta, rifate la palla e rimettetela a lievitare per altre due ore.
Foderate una teglia con la carta forno e stendete la pasta (lo spessore deve essere di almeno 1 cm), copreite con un canovaccio e lasciate lievitare per un'oretta.
Condite con i pelati e tutto quello che vi capita a tiro, un giro d'olio e in forno a 200° per una quindicina di minuti. Si congela benissimo.

mercoledì, marzo 15, 2006

Budino di miglio e cioccolato



Il miglio è un cereale fantastico con grandi proprietà con cui però litigo da almeno due anni....dolce, legato all'energia Terra e quindi utile per rilassare stomaco e pancreas. Beh nonostante tutto questo, non mi fa impazzire, è un cereale che tende a scuocersi troppo e non riesco a mangiarlo così com'è....così lo infilo in ricette alternative.
Questa una ricetta che dedico a Roberta con la quale mi faccio lunghe, piacevoli e istruttive chiacchierate e al piccolo Giacomo. E' ottima per la colazione o la merenda, perfetta per i bambini anche molto piccoli e desiderosi di roba dolce (si può togliere il cacao) e per gli adulti che hanno bisogno di un contentino non troppo calorico in vista dell'estate ;-))

1 litro di acqua
1/2 litro di latte di soia o di riso
150 gr di miglio
2 cucchiaini di agar agar in polvere
250 gr di malto di riso
4 cucchiai di sciroppo d'acero
1/2 tazza di uvetta
2 cucchiai di cacao amaro

Lavate il miglio e mettetelo a cuocere per 45/50 minuti nell'acqua e latte. Frullate il miglio e latte con il frullatore a immersione o con il blender in modo da ridurre in tutto in crema. Riponete sul fuoco e aggiugete il malto, l'agar agar e il cacao. Fate cuocere per una decina di minuti e unite le uvette. Assaggiate perché il dolce del malto è meno forte di quello dello zucchero a cui si è abituati per cui può darsi che vada un pochino aumentato; il miglio per altro è dolce di suo.
Mettete il composto in stampini per budino leggermente unti (perfetti quelli in silicone) e lasciate rapprendere. Servite con lo sciroppo d'acero (o di malto) che avrete fatto leggermente caramellare in un pentolino.

martedì, marzo 14, 2006

Il mio bbm Cookbook



Faccio ammenda: è arrivato una settimana fa, ma mi sono talmente incasinata la vita che non sono riuscita a trovare un momento per fotografare (o meglio un momento con la luce naturale e non con quella arancione della lampadona della cucina...).
Il mio BBM dimostra la carineria di Francescav e il fatto che deve far "paura" mandare libri e cibo a una macrobiotica ;-DD
Francesca ha fatto il giro dei negozi bio e mi ha dimostrato l'esuberante affetto che già trovo quasi ogni giorno nei suoi commenti!!!
Tre deliziosi librini del Baule volante (Alghe, Riso e Cereali) e un barattolone di umeboshi. La cosa inquietante è "mi mancavano giusto quei volumi e l'umeboshi era alla fine (e alll'inizio della primavera non è bello)"...sei sicura di non spiarmi dentro casa????
Grazie!!!!

lunedì, marzo 13, 2006

Penne porri e pane



Amo i porri: sono versatili, meno invadenti della cipolla e colorati.
Hanno inoltre un energia dolce che aiuta lo stomaco e soprattutto il pancreas a rilassarsi. La primavera è per la medicina cinese la stagione del fegato, ma di un periodo così incasinato (cambi continui di temperatura e fra un un paio di settimane anche di orario) ne risentono gli organi centrali del corpo che tendono a tendersi ancora di più.
Normale che in questo periodo si abbia meno voglia di dolce e quindi è facile abbandonare il cioccolato o lo zucchero, ma inserire quotidianamente cibi dal gusto dolce come la cipolla cotta, i porri, la zucca, i ceci o il riso può essere molto utile.

200 gr di penne Rummo
2 porri medi
5 stimmi di zafferano
2 cucchiai di pane secco
1 cucchiaio di tahina o di panna di soia
1 cucchiaio di olio di sesamo
sale
1 cucchiaino di semi di papavero

Mettete a mollo gli stimmi dizafferano in un paio di cucchiai di acqua tiepida per una decina di minuti. Pulite i porri e affettateli non troppo sottili (compresa tutta la parte verde). Fateli stufare in una padella con olio di sesamo e un pizzico di sale. Aggiungete gli stimmi di zafferano con la loro acqua e la tahina. Cuocete ancora per un paio di minuti e aggiungete il pane secco (grattuggiato non troppo fine) e i semi di papavero. Versate la pasta nella padella, precedentemente cotta in acqua bollente e salata, e fatela saltare.

venerdì, marzo 10, 2006

Pudding di ceci al curry



Quest'estate a Parigi sono capitata in un supermercatino bio che sta alle spalle del Centre Pompidou, delizioso: alghe fresche, tutta la linea Lima, cibo vegano da portar via = ho spesa una cifra improponibile, ma la cosa più carina è stato l'omaggio di un libretto intitolato Pâtés végétaux et tartinades di Valerie Cupillard (che tra l'altro ho scoperto essere molto amata anche da Clea).
E' una interessante fonte di ispirazione e mi ha suggerito, per la farina di ceci, una buona alternativa alla solita farinata. Il pudding in oggetto è bello colorato, ottimo sia caldo sia freddo ed è anche un ottimo cibo da ufficio...così si possono evitare i bar almeno un giorno a settimana ;-))


150 gr di farina di ceci
1/2 litro di acqua
2 carote
2 scalogni
una manciata di piselli surgelati (o due gambi di carciofo...)
2 cucchiaini di curry o di curcuma
2 cucchiai di olio di sesamo
sale

Mescolate la farina di ceci e l'acqua e cuocete in pentola per 30 minuti fino a quando non avrete ottenuto un composto morbido. A parte scaldate l'olio, aggiungete il curry e dopo un paio di munti stufate le carote tagliate a julienne, gli scalogni affettati e i piselli (e/o i gambi di carciofo affettati). Unite le verdure cotte al composto di farina di ceci, salate, versate in uno stampo da pudding e cuocete in forno a 180° per 30 minuti.

giovedì, marzo 09, 2006

Chips di mais



A volte le idee nascono per caso seguendo strani ricordi e soprattutto la necessità di eliminare da casa alcuni strani pacchetti i cui ingredienti mi hanno da sempre messo i brividi.
Ho delle debolezze (tante) e tra queste annovero un'insana passione per le cose da sgranocchiare e da infilare in salse quali guacamole, pate di alghe o di tofu. E' un rito del sabato sera o della domenica quando non sono costretta a pranzi genitoriali.
Il problema non sono le salse di accompagnamento che riesco a rendere sane e belle gustose quanto le cose da sgranocchiare...anche le chips più sane (quelle di naturasì per intenderci) contengono strani oli non ben specificati. Leggere le etichette è una mia mania e quando vedo "grasso non idrogenato" mi prendono strane visioni di robaccia verdolina...quelli idorgenati dovrebbero provocare lanci di pacchetti di patatine contro i proprietari dei negozi ;-D
Insomma avevo un paio di etti scarsi di farina di mais in dispensa e qualche insana idea....la mia era farina integrale, ma si può fare benissimo con la farina per polenta veloce.
E' una dose da aperitivo per 3/4 persone

150 gr di farina di mais integrale
650 ml di acqua
1 cucchiaio di olio extravergine di oliva
sale
paprika, semi di papaverso, erba cipollina

Fate una normale polenta. A cottura ultimata toglietela da fuoco e stendetela molto sottile su una carta da forno o su un foglio di silicone. Lasciatela asciugare all'aria per una decina di minuti poi ricavatene dei dischi con un tagliapasta bagnato sui bordi. Mettete i dischi su una teglia, spennellateli leggermente d'olio (non necessario ma li rende ancora più saporiti) e cospargeteli di spezie a vostro gusto. Potete anche incidere con un tagliapizza la polenta, fare delle losanghe che poi staccherete una volta cotte. Cuoceteli in forno a 200° fino a quando non saranno ben dorati e croccanti.
Se volete conservarli metteteli ben freddi in una scatola di metallo e nel caso in cui si ammoscino un pochino ripiazzateli in forno un paio di minuti prima di servirli.

martedì, marzo 07, 2006

Kanten e variazioni sul tema



Una decina di giorni fa mi arriva una sorta di urlo di disperazione, Piperita stava litigando con l'agar agar e la gelatina non si solidificava: un delirio visto che l'obiettivo era fare un dolce per la cena.
L'agar dà purtroppo gli stessi problemi che dà la gelatina tradizionale anche se ha il vantaggio di solovegetale e poter essere cotto più volte in caso di errore. Per raggiungere la giusta consistenza non resta che leggere le istruzioni e sperimentare.
La cosa si è poi risolta ottimamente e mi ha fatto venir voglia di proporre una serie di variazioni sul tema del Kanten (termine giapponese per gelatina o budino), soprattutto quando mi sono trovata un enorme sacchetto di fragole in casa, dono fuori stagione di una mamma coccolona. L'eccessiva acidità della frutta e il fatto di esser cruda non si adattavano troppo a un'influenza gastroenterica. Il kanten è un giusto compromesso, una leggera cottura e quindi freddo e acidità mitigati.

1/2 litro di acqua
1 cucchiaio di Christmas tea
3 cucchiai di malto di riso
1 cucchiaino di agar agar in polvere (1 cucchiaio in scaglie)
fragole o frutta a scelta

Scaldate l'acqua e fate un tradizionale te. Rimettete sul fuoco,portate a bollore e aggiungete il malto e l'agar. Mescolate bene con una frusta e cuocete per almeno 5 minuti. Tagliate la frutta a pezzetti, e disponetela in bicchieri, tazze o qualsiasi contenitore vi aggradi, copritela con la gelatina calda (no bollente) e aspettate. In un'oretta tutto si solidificherà.
Io mi sono anche divertita a fare delle gelatine singole mettendo le fragole tagliate a metà su una teglia e irrorandole con il liquido caldo, una volta solidificato il tutto ho tagliato diverse figure.



Macroconsiglio
L'agar agar è uno degli ingredienti base della pasticceria vegana, macrobiotica e orientale.
L'alga da cui si ricava si chiama tengusa e ha un alto potere addensante e viene utilizzata per creme, budini, gelatine dolci e salate.
Insapore e privo di calorie, ha buone qualità raffreddanti se usato come gelatina per dolci con la frutta e rilassanti se usato per addensare creme a base di latte di soia o riso. Ha inoltre un interessante potere disintossicante e lassativo.
Si trova in barrette, scaglie e polvere. In tutti i casi il suggerimento è quello di stare attenti perché soprattutto in alcuni prodotti di provenienza cinese non si garantisce la provenienza delle alghe e sono addizionati con coloranti (evitate le barrette colorate vi prego ;-))

lunedì, marzo 06, 2006

Pesto ai blogger



Ho dovuto cedere e comprare i fagiolini egiziani altrimenti questo post usciva tra un paio di mesi ;-)
Ieri ho finalmente ficcato in pentola la meritoria opera di Antonio Tombolini (ancora grazie)!

Non ho potuto farne una versione macrobiotica per cui ho assaggiato il pesto nature in modo da poter dare un giudizio (frequentazioni liguri molto assidue, amici e abuso del prodotto per anni) e poi ho condito le mie trofie con un pesto di broccoli.
Devo essere sincera: le trofie mi sono piaciute moltissimo, giusta consistenza e tenuta di cottura, il pesto non mi ha entusiasmata, per me eccessiva la presenza del formaggio che copriva il sapore del basilico e soprattutto sentivo la scarsa presenza dei pinoli. Buono il fatto che non era salato e non conteneva una dose eccessiva di aglio. Di sicuro meglio di molti pesti in commercio, ma le trofie sono sicuramente il prodotto migliore ;-)

200 gr di trofie San Lorenzo
1/2 vasetto di pesto San Lorenzo
150 gr di fagiolini
1 patata
sale

Pulite i fagiolini e la patata e tagliateli a pezzetti. Mettete sul fuoco una pentola di acqua fredda e unite le patate. Portate a ebollizione, salate e aggiungete i fagioli e le trofie.
In una ciotola versate il pesto, allungatelo con un paio di cucchiai di acqua di cottura e poi versate le trofie, dopo averle scolate. Mescolate delicatamente e servite.

Il mio condimento




3 cimette di broccolo già cotto
3 cimette di cavolfiore viola già cotto
1 cucchiaio di pinoli
1 spicchio di aglio
1 cucchiaio di lievito di birra in scaglie
olio extra vergine d'oliva
sale

Il tutto nel frullatore aggiungendo l'olio alla fine fino a raggiungere la consistenza desiderata.

venerdì, marzo 03, 2006

Cibo coccola: vellutata di zucca e ceci



Cosa si fa quando si viene abbattuti dall'influenza (ebbene sì anche i macrobiotici si beccano l'influenza e sono abbastanza contenti di stare sotto le coperte per un paio di giorni ;-)), ti sei mangiata mezzo chilo di riso integrale per ovviare al mal di stomaco e ormai il frigo fa l'eco da tanto è vuoto. Per fortuna sono donna previdente e ho sempre piccole scorte di verdura nel freezer e legumi secchi nella dispenza. E poi non vorrei diventare troppo striminzita....
Il gusto acido è l'ideale in caso di mal di stomaco o nausea che sono di solito dovuti a un iperlavoro del fegato e quindi un bel te con qualche goccia di limone o con una prugna umeboshi e una zuppa dolce per coccolare lo stomaco e portare in equilibrio i succhi gastrici.
Zucca e ceci sono l'ideale.

300 gr di zucca pulita
200 gr di ceci già cotti
brodo vegetale qb
2 cucchiai di panna di soia (opzionale)
1 porro
1 cipolla piccola
1 cucchiaio di olio di sesamo

Pulite e affettate la cipolla. Fatela stufare in un cucchiaino di olio e un pochino di acqua, aggiungete la zucca tagliata a cubi e i ceci. Coprite a filo di brodo vegetale e cuocete per 30 minuti. Salate se necessario.
Frullate in un blender e poi passate la vellutata allo chinois. A parte soffriggete nel resto dell'olio il porro affettato sottilmente. Aggiungete fuori dal fuoco la panna di soia, cospargete con il porro e servite con del pane integrale.

giovedì, marzo 02, 2006

Un genio...



Quest'uomo è un genio...fotografato a Barceloneta.

mercoledì, marzo 01, 2006

Baccalà, acciughe, calamari e tante tapas!

Vita dura per i vegani in una città come Barcellona, vita spensierata per i macrobiotici che in quattro giorni hanno accumulato proteine "da pesce" per un anno!!!

L'obiettivo non era tanto la cucina quanto godermi la città, stare quattro giorni lontano dalle brume milanesi e sfogarmi con Gaudì e Mirò...ne ho fatto un'overdose.


Una città allegra, visionaria e bella. Una città piena di colori anche se piove e che esplode con il sole, che ha case con facciate ricamate, vie dove hai il sospetto di aver sbagliato a voltare, mercati pieni di frutta ipertrofica e pappagalli al posto dei piccioni.


Ho stressato tutti gli amici e i conoscenti (grazie!!!) per avere indirizzi su dove mangiare a Barcellona...per poi decidere che i ristoranti consigliati erano troppo raffinati e innovativi per il mio primo soggiorno nella capitale catalana e così rifugiarmi in osterie con cocina de mercado (i nostri trani), bar con tapas e ristoranti scelti a seconda del tipo di fame.

Tutto questo soprattutto dopo la prima sera.
Arrivati in uno splendido hotel della catena Hesperia (tutto prenotato online con Expedia...), a due passi dalla Sagrada Familia, siamo finiti nella trattoria all'angolo dove ci hanno accolto delle seppie alla griglia e dei calamaretti fritti da svenimento il tutto a una cifra ridicola almeno per chi è abituato ai prezzi "assurdi" di Milano.

Ho quindi intervallato il mio pellegrinaggio a due geni come Gaudì (ma vi immaginate il mondo interiore di quest'uomo) e Mirò con passeggiate sulle ramblas, lungo la spiaggia di Barcelloneta, al quartiere a lato di passer de gracia, al mercato della boqueria e a un'infinita serie di librerie, caffè (compreso starbucks dove era possibile bere un te decente....) e locali mangerecci.

La Boqueria è uno dei mercati storici di Barcellona, a lato della Rambla è uno spettacolo per occhi e narici. Fantastico anche il bar al centro del mercato dove in piedi si possono gustare tapas deliziose.


El cafesito è una romantica isola in una delle zone più malfamate della città (hanno scippato una ragazza proprio davanti ai miei occhi...), si apre la porta e si viene scaraventati indietro di una settantina di anni, vetri art noveau, pizzi, ricami, mobili vecchie quadretti kitch alle pareti. Ottimo baccala all'aglio e paella catalana da leccarsi le dita.


Paco Meralgo (carrer Muntaner 171) e Taller de tapas (carrer de l'argentaria) sono invece quelli che a Milano si definirebbero locali un po' fighetti: banconi e apparecchiature di design, camerieri impomatati e clientela da teatro, ma la qualità e varietà dei piatti, la freschezza del pesce (sono stata salutata da fasolari e astici...) e le ostriche mi hanno fatta tornare da Paco per ben due volte...pan y tomato, accompagnamento tipico delle tapas, in entrambi i casi delizioso.


Anche Origen non scherza in quanto a design ma ha una posizione invidiabile, davanti alla chiesa di Santa Maria del mare, una zuppa di castagne e zucca confortante in una domenica di pioggerellina, una crema catalana da ricordo (ovviamente non mio visto che la crama pasticcera è una cosa che odio fin dall'infanzia...) e un menu stile rivista con spiegazione dell'origine di ogni piatto molto originale (ovviamente me lo sono portata via ;-)



Il mio locale preferito è stato però il caffè di fronte al museo Picasso, ci sono arrivata grazie alla scritta Sidra fresca e ho scoperto un locale antico, proprietari amabili e dediti a far ingrassare a furia di "pica pica" una macrobiotica che di fronte allo spillatore antico di sidro e all'enorme scatola di accughe per poco non sveniva dalla gioia...;D